giovedì 20 aprile 2017

Recensione "Il patto del Marchese" di Giovanna Roma

Il marchese Russell. Raro caso di sfacciataggine cinica e molto tendente al sadico. 
Non ci credete? Noi l'abbiamo fatto e... Povere ingenue! Con la sua iniziale descrizione avevamo avuto un piccolo assaggio del suo pensiero "Cresciuto nell’agiatezza, ridisegno il confine tra giusto e sbagliato. Il bene e il male diventano nozioni relative. Quali possono essere le mie colpe e come espiare i miei peccati?"; era pronto a illuminarci e noi abbiamo creduto fosse davvero sopra la legge e le regole, ci aveva promesso e permesso di illuminarci per farci capire meglio. 
Noi di #amicheperilibri abbiamo accettato l'invito!!! Siamo volate dritte dritte nell'epoca della Reggenza per leggere Il patto del Marchese primo esperimento romance storico di Giovanna Roma.


Titolo: Il patto del Marchese

Autrice: Giovanna Roma

Casa Editrice: Self-Publishing
Data di pubblicazione: 16 maggio 2016

Genere: Historical Romance




Trama: Come reagireste se l'uomo più in vista del Regno vi porgesse il suo aiuto? Accettereste la sua buona offerta, certo. Non consideratemi un'ingrata per averla rifiutata. Ho le mie ragioni. Dietro la facciata di un lord magnanimo e misericordioso, si cela il più infido dei serpenti, pronto ad approfittarsi delle difficoltà di una donna per il suo diletto. La vita di corte dev'essere molto noiosa se è giunto fino a qui. Bramate la bontà nel vostro soccorritore, non le fattezze della veste o del viso e siate sempre prudenti al cospetto di un marchese.



Leggendo trama e prologo iniziale in prima persona direttamente dalla voce del suddetto Marchese, ci aspettavamo qualcosa di più forte. E bene, non vogliamo rovinarvi la sorpresa, ma no, non è poi così crudele Vostra Grazia. Abituate a personaggi davvero psicopatici, il Marchesino è un cucciolo con qualche tendenza giustificabile e piccole gestibilissime manie di prepotenza e controllo. NIENTE di così scabroso. Ha sempre e solo peccato di presunzione dovuto al suo casato, ai mille privilegi nobiliari e via discorrendo. E noi povere illuse, credevamo fosse un demonio... piuttosto un nobiluomo annoiato dal tedioso mondo aristocratico e che fin da piccolo sembra nascondere un'unico desiderio che ha le fattezze della piccola e candida Annabelle che mai ha avuto occhi solo per lui.

Il libro scorre in un'alternanza di punti di vista che si alternano tra Russell e Annabelle. E già nei primissimi capitoli avvertiamo che Russell non è mai stato, neanche lontanamente per sbaglio, il demonio fatto persona così come Annabelle ha sempre pensato - e che noi speravamo fosse 😅 -.

Quindi deluse da chissà quale macabra aspettativa, abbiamo quasi storto il muso, volevamo altro. Tuttavia, non disdegnando mai uno storico immerso in un'epoca dove la fanno da padrona balli di debuttanti, ricevimenti, dialoghi al vetriolo e merletti a tutto spiano, siamo andate avanti nella lettura - forse anche sperando che il Marchese Russell rinsavisse e trovasse la sua vena demoniaca. Del resto era un promessa presente nel prologo 😉 -.

Siamo indecise, lo ammettiamo. Non abbiamo fatto i salti di gioia e non capiamo il perché. Il nostro eroe, il marchese del titolo per intenderci, ci aveva promesso chissà quali nefandezze. Bene, non ne abbiamo viste! O meglio, violenza e possessione, per non parlare di ossessione nei confronti di Annabelle, ne abbiamo a iosa ma c'è qualcosa che manca e non ci convince appieno. Forse il buonismo in generale?!? Inoltre è come se fossimo davanti a un personaggio discordante. Come se fosse affetto da doppia personalità. Questo non essere sempre e comunque se stesso ci ha interdette e ci ha lasciato insoddisfatte. Ma attenzione, non si tratta di una doppia personalità sinonimo di follia e demonicità. Tutto il contrario. Piuttosto di incoerenza del personaggio stesso.

Annabelle poi... no comment per noi. Sembra inerme, sempre indecisa, la Viscontessa del "Non sia mai!". Sembra essere incapace di decidere da sola e allo stesso tempo risulta essere imbarazzante in quanto lei vuole il comportamento possessivo/maniacale/stalker dei giorni nostri di un bipolare Russell, eppure lo rinnegherebbe anche al cospetto di Dio.

Per noi sembra tutto molto confuso; manca una coerenza nella continuità che caratterizza le personalità dei due protagonisti. Come se non si fossero sviluppati al pieno delle loro capacità. Della serie: ottima base, ma ci si è persi nello strutturare tutto. Se Russell doveva essere il folle demonio possessivo, perché renderlo a tratti autoconvinto di essere un agnellino? Soprattutto se subito dopo torna il despota che detta legge contro ogni volere di Annabelle che dal canto suo si professa scandalizzata quando non lo è affatto. Questi due non sono convincenti. Lui neanche come bipolare, lei neanche come "vittima"!

Dove è finito colui che nel prologo dice di avere una nozione di male tutta sua? 
Abbiamo svelato l'arcano: tutto è relativo. Così come la nostra opinione. 
Tuttavia, cara Giovanna Roma, essendo questo un tuo primo esperimento nell'epoca Regency, noi ti suggeriamo di perseverare nel cercare altre storie... Noi le leggeremo 😉




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