venerdì 4 marzo 2016

Recensione Segreto di famiglia di Mikaela Bley

Buonasera cari lettori!!! Oggi vi proponiamo la recensione di quello che si preannuncia da tempo come il libro più conteso della fiera di Francoforte. Per lui si sono quasi tirati i capelli per accedere ai diritti e qui in Italia l'ha spuntata la Newton Compton Editori che ci ha concesso la possibilità di leggerlo in anteprima. Siamo state davvero curiose di poter leggere questo giallo svedese che ha incantato il mondo!

Il libro dell’anno. Il bestseller svedese diventato un caso mondiale.

Un thriller al quale si rimane inchiodati dalla prima all’ultima riga. Un segreto di famiglia che non scorderete. Mai.




Titolo: Segreto di famiglia

Autrice: Mikaela Bley 


Casa Editrice: Newton Compton Editori 

Data di pubblicazione: 3 marzo 2016


Genere: Thriller




Trama:  A Stoccolma è un freddo e piovoso venerdì di maggio, quando la piccola Lycke, di soli otto anni, scompare improvvisamente nel centro della città.
La rete televisiva nazionale si lancia subito sulla notizia e manda sul campo un’inviata specializzata in cronaca nera, Ellen Tamm. Chi ha visto Lycke per l’ultima volta? Chi sono i suoi genitori? Il padre e la madre di Lycke sono separati ed è stata la nuova moglie del padre ad accompagnare la bambina al centro sportivo, dove se ne sono perse le tracce. La donna, madre a sua volta da poco, racconta la sua versione dei fatti, ma ci sono delle zone d’ombra nella testimonianza. La tata che ha cresciuto la bambina è chiusa nel dolore. La madre di Lycke invece è imperscrutabile, soffre ancora il peso del divorzio e di una depressione post partum mai affrontata. Il padre, dal canto suo, non si dà pace. Nel frattempo Ellen si impegna in una ricerca spasmodica, nonostante la corruzione della polizia, i sempre più strani comportamenti dei genitori di Lycke e le frecciate velenose dei colleghi. Ma ha deciso di fare il possibile per fronteggiare la situazione da vera professionista, perché questo caso le ricorda da vicino ciò che conosce sin troppo bene: segreti di famiglia, bugie, inganni che la obbligheranno a confrontarsi con il proprio doloroso passato, mentre le speranze di ritrovare la bambina scomparsa si assottigliano…




Ci siamo lasciate incantare da Mikaela Bley e il suo primo romanzo -precedentemente autopubblicato - e ci siamo lasciate coinvolgere con la sua scrittura scorrevole e decisa che ci ha permesso una lettuta veloce e senza intoppi. 
Ammettiamo che il genere Thriller non rientra nei nostri generi preferiti, ma non ci piace fossilizzarci su determinati libri senza mai variare. Abbiamo, quindi, deciso di dare una possibilità a questo giallo.

Il libro è il primo di una serie, i vari capitoli sono legati tra loro in quanto la protagonista ritornerà a far parlare di sé. Ellen Tamm, è una giornalista di cronaca nera che lavora in una redazione televisiva. Le è stato affidato da Jimmy - suo neo caporedattore, nonché ex fiamma! - un caso di rapimento/scomparsa di una minore, una bambina di appena otto anni: Lycke. 

La parte interessante di questo libro sta nella sua struttura dove l'intera storia viene narrata da diversi protagonisti: tutte donne
In primis troviamo Ellen, successivamente appare la narrazione dal punto di vista della madre della bambina scomparsa, Helena. Poi ancora la matrigna della piccola, Chloe' e infine ecco anche il punto di vista della tata Mona.  

La diversa coralità del libro è forse l'unica cosa che ci ha conquistate tenendoci incollate per scoprire che fine abbia fatto Lycke. Ben quattro donne diverse tra loro che raccontano di questa drammatica scomparsa. Quattro donne tra cui prime tra tutte un'estranea, l'eroina della serie, Ellen. La madre di Lycke che vive il dramma in primissima persona. La fredda ed egoista matrigna -su cui sembra impossibile non avere sospetti per come ci viene descritta! - e la bambinai Mona.

Noi ci stupirebbe che qualcuno comprasse anche i diritti televisivi per poter fare di questo libro una serie TV o un film, a nostro avviso avrebbe reso moltissimo di più in quanto sceneggiatura piuttosto che come libro. Le immagini relative al piccolo o grande schermo avrebbero creato più empatia e coinvolgimento.  Noi non siamo riuscite a entrare in simpatia con nessuno, neanche con la piccola Lycke senza contare che spesso ci siamo ritrovate a sfogliare indietro le pagine come se ci fossimo perse qualcosa che non è stato detto.

I temi trattati sono molto forti e delicati: rapimento di minori, cronaca nera, tradimenti, separazione ma ci ha anche affascinato l'idea del passato condiviso tra Ellen e Jimmy, rapporto che forse potrebbe o meno essere più analizzato in un prossimo volume e che riteniamo sia un punto a favore dell'intero libro e che debba essere decisamente approfondito!

Nonostante in linea di massima, ci sia piaciuto abbiamo trovato diverse pecche. Le descrizioni dei personaggi sono molto scarne e la loro vita o relazioni sembrano essere inesistenti e davvero poco analizzate.
La protagonista indiscussa del libro ci sembra sia solo Ellen. Un personaggio molto controverso a tratti cupo e morboso: da sempre e sempre ossessionata dalla morte. Oltre ad avere aspetti decisamente poco allettanti per suscitare una spiccata identificazione, è sempre molto sfuggente oltreché oscura e a tratti ambigua. 

Della piccola Lycke su cui ruota l'intera storia, non viene detto molto anzi poco o niente e ci si limita a dire che è una bambina timida e introversa. Le altre tre donne che prendono il comando dal punto di vista della narrazione, una volta che entrano in scena raccontano i fatti e il loro coinvolgimento ma il tutto quasi il forma distaccata. Che dite della madre, di Helena?! 

Capiamo che ci debba essere una sorta di antagonista ma davvero qualcuno ha creduto che la colpevole potesse davvero essere l'algida matrigna?! Watson: è elementare che non potesse essere lei! Il primo sospettato è il più ovvio ma sarebbe troppo scontato se si trattasse davvero del colpevole, pertanto abbiamo storto il naso per la scelta di colpevolizzarla in quanto relegata al personaggio della matrigna egoista!!!







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